Chi rimanda è perduto

L'"invecchiamento degli impegni" è un particolare fenomeno che tutti, una volta o l'altra, abbiamo sperimentato. Di che si tratta?
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Riempire la propria giornata di impegni ha numerosi effetti sulla nostra produttività. Uno di questi consiste nel cosiddetto “invecchiamento degli impegni”, un particolare fenomeno che tutti, una volta o l’altra, abbiamo sperimentato. Di che si tratta?

La novità diventa vecchia

Quante volte ci è capitato di appuntarci un compito da svolgere (mandare una mail, scrivere un articolo, programmare un post); ripeterci che lo avremmo fatto più tardi e cominciare a procastinare all’infinito finché quel compito diventa talmente vecchio da darci fastidio. Questo è l'”invecchiamento degli impegni”: un fenomeno per cui un impegno rimane incompiuto per così tanto tempo che il solo pensiero di doverlo svolgere ci mette a disagio.

Secondo gli esperti, uno dei problemi del pensare costantemente di dedicarci a un certo compito, è che si tratta di un lavoro in sé, relativamente facile e piacevole. Tornandoci sopra più volte mentalmente ne riduciamo la novità e di conseguenza il fascino. All’inizio, ogni nuovo compito è di per sé interessante e stimolante, soprattutto se si tratta di un lavoro con un alto livello di creatività.

Ma pian piano che ci si pensa su, si incontrano tante piccole problematiche che rendono quel compito sgradevole e non più così affascinante. Il nostro cervello, quindi, tende a distogliere l’attenzione, accantonando il lavoro e costringendoci a procastinare.

Due antidoti: organizzare e agire

Un antidoto alla tendenza a lasciar invecchiare gli impegni è usare un sistema per organizzarli che li metta tutti da parte, lontano dagli occhi e dalla mente, esclusi quei pochi di cui ci stiamo occupando in quel momento. In questo modo, la nostra mente si concentrerà su un’attività per volta e potrà essere molto più focalizzata.

Inevitabilmente, con questo sistema, il rischio di dimenticare qualcosa è sempre in agguato, ma non dobbiamo preoccuparci. Il nostro cervello non è fatto per archiviare troppe informazioni tutte insieme. Meglio registrarne e portarne a termine qualcuna in meno, piuttosto che cercare di mettere l’attenzione su molte e non concludere, di fatto, nulla.

Dopotutto è questo che succede quando siamo ricoperti dagli impegni. Concentrarci su poche cose alla volta fino a quando non le abbiamo finite è il modo migliore per non avere sempre la sensazione di essere sopraffatti.

Il secondo antidoto consiste nel prendere lʼabitudine di fare le cose appena si presentano, se è possibile, e resistere alla tentazione di programmare troppo. Per fare un esempio, si può cercare di rispondere alle email appena le apriamo. Oppure prendere qualche appunto su quello che ci serve per una riunione, e rifiutarsi di pensarci fino al momento in cui siamo lì. 

Attenzione però, questo non significa rispondere alle email, o a qualcos’altro che richiede il nostro tempo, appena arrivano. Così saremmo schiavi delle notifiche digitali, delle interruzioni casuali e delle priorità degli altri. Il punto è smettere di scorrere la casella della posta in entrata, leggere i messaggi, richiuderli e aspettare fino a quando ci renderemo conto che è diventato urgente rispondere.

In poche parole: il momento migliore per fare qualcosa è adesso.