Una tecnologia “minimal”

Oggi le tecnologie digitali regolano le nostre vite. La filosofia del "minimalismo digitale" tenta di scoprire nuove vie per farne un uso consapevole.
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Al giorno d’oggi, siamo tutti costantemente occupati nell’utilizzo di un numero sempre maggiore di strumenti tecnologici. Siamo convinti, ormai, che senza di essi la nostra vita non sarebbe più la stessa, al punto di non poterne più fare a meno. Non tutti la pensano così, e recenti studi hanno sviluppato la filosofia del minimalismo digitale.

L’uomo contemporaneo: Homo digitalis

La contemporaneità è caratterizzata da un uso sfrenato della tecnologia. Ciò ha portato a definire l’uomo di oggi come Homo digitalis, ovvero un tipo d’uomo che costruisce le proprie scelte e la propria vita a partire dall’utilizzo della tecnologia.

Numerosi studiosi, però, hanno cominciato a preoccuparsi di un’inarrestabile perdita di controllo delle nostre vite a scapito di un’assuefazione costante verso gli strumenti tecnologici. Il demandare tutto a un’intelligenza artificiale è il primo sintomo di una grave perdita di controllo che può portare a serie dipendenze.

Il minimalismo digitale come via d’uscita

Secondo Cal Newport è fondamentale regolamentare l’uso della tecnologia per non rischiare di diventarne schiavi. Egli, come molti altri studiosi, è convinto che l’attività digitale sia fondamentale è che non sia ragionevole auspicarsi di tornare ad un’epoca pre-tecnologica. Ciò che afferma, infatti, è riassumibile in un semplice slogan: “meno può essere meglio”; che potrebbe essere inteso anche come “meno ma meglio”.

La teoria del minimalismo digitale si fonda sull’idea che deve essere l’uomo a mantenere il controllo sulla tecnologia e, per farlo, deve comprendere bene come e quando essa può essergli utile, e quando invece diventa superflua e dannosa.

Per riuscirci, deve dedicare il proprio tempo a un numero ridotto di attività online, accuratamente selezionate e ottimizzate.

I 3 step del Minimalismo digitale

Questa filosofia propone un percorso in tre passi per riuscire a riappropriarsi del controllo sulle tecnologie. Attraverso questa giuda, secondo gli studiosi, si potrà essere in grado di capire ciò che ha davvero valore attribuendo il giusto tempo a ogni attività digitale.

Step 1: 30 giorni di pausa

Il primo passo consiste nel prendersi 30 giorni di pausa da tutte quelle tecnologie che non sono necessarie nelle nostre vite. La parte complessa è comprendere quali siano effettivamente. Il consiglio è di chiedersi: “Se mi privassi temporaneamente di questa tecnologia, la quotidianità della mia vita personale o professionale ne sarebbe danneggiata?”

In base alla risposta che diamo alla precedente domanda possiamo scegliere quali attività digitali sospendere per intraprendere i 30 giorni di “disintossicazione” digitale.

Step 2: la riscoperta dell’offline

Il secondo passo da svolgere prevede che durante i 30 giorni di pausa dalla tecnologia si cerchi di riscoprire vecchie passioni o nuovi hobby che ci permettano di mettere l’attenzione su attività concrete. Gli esempi posso essere milioni: dal giardinaggio alla musica, dalla lettura allo sport. Anche aumentare il tempo passato con famigliari e amici può essere un ottimo modo per riscoprire legami che magari erano andati persi.

Ciò che conta, in questa seconda fase, è che il telefono/tablet/computer non possa interrompere la nostra attività. Anzi, è consigliato allontanarsene anche fisicamente, in modo da perdere l’abitudine di averlo sempre con sé.

Step 3: riaddestramento digitale

L’ultimo passo consiste nel reinserire nella nostra quotidianità tutte quelle attività che abbiamo eliminato per 30 giorni e che non reputiamo strettamente necessarie. Nel farlo. però, non bisogna mancare di analizzarle in modo critico per assicurarsi che possano, in qualche modo, arricchire la nostra quotidianità.

Secondo gli studiosi, esistono tre parametri che devono essere rispettati da un’attività digitale perché non si debba rinunciare ad essa:

  1. Deve essere di sostegno a qualcosa a cui attribuiamo grande valore;
  2. Dobbiamo conoscere il modo migliore per utilizzarla, in modo che sia di sostegno;
  3. Deve essere limitata da un protocollo operativo che ne specifichi i tempi e i modi di utilizzo.

Meno ma meglio

In conclusione, anche gli studiosi sono convinti che la tecnologia sia indispensabile, utile e necessaria per svolgere la stragrande maggioranza delle attività quotidiane della contemporaneità. Nonostante questo, è importante ripensare i modi con cui questi strumenti vengono utilizzati per potersi rimpossessare del proprio tempo, l’unica risorsa veramente scarsa.