Il peso del multitasking

Oggi, ci viene chiesto di essere in grado di mettere in pratica più azioni contemporaneamente, ma il nostro cervello non è fatto per questo. Che fare, allora?
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Dal multitasking al sovraccarico mentale acuto

Nell’era moderna, sempre più frenetica e complessa, sembra una grande qualità avere la capacità di gestire più azioni contemporaneamente. Ciò che chiamiamo multitasking, infatti, non è altro che la volontà di adempiere a più compiti nello stesso momento.

Il problema principale di tutto ciò, però, è il fatto che gli esseri umani non sono fatti per riuscirci: il nostro cervello, molto semplicemente, non è in grado di gestire più informazioni contemporaneamente. Il cervello non è multitasking.

Per quanto le operazioni che dobbiamo svolgere siano semplici, la nostra mente non riesce a sovrapporle, ma le deve eseguire in sequenza. Per esempio, immaginate di essere concentrati a scrivere la lista della spesa che dovrete fare nel pomeriggio. Un’operazione di per sé molto semplice. Nello stesso momento, vostro figlio vi chiede dove è stata messa la sua maglietta preferita perché deve andare a una festa. Per rispondergli correttamente siete obbligati a distogliere l’attenzione dalla lista, oppure dovete prima ultimarla e poi pensare a dove potrebbe essere finita la maglietta.

Ciò dimostra che il cervello va in affanno nel tentativo di completare più operazioni insieme. La conseguenza, quando le attività si moltiplicano e si complicano, è il sovraccarico mentale acuto, quella sensazione, in altre parole, di malessere dovuta alla difficoltà a coordinare compiti che, presi singolarmente, sono piuttosto semplici.

Un solo cervello, troppi compiti

Il motivo per cui non siamo in grado di compiere più operazioni contemporaneamente è molto semplice. Siamo dotati di un solo cervello. Sembra banale, ma è così. Spesso, per compiere due attività differenti, sono necessari gli stessi percorsi neuronali. Ma se sono impiegati su un compito non possono concentrarsi su un altro. È come chiedere ad una persona di trovarsi in due posti contemporaneamente. Siamo incapaci di interagire con l’ambiente circostante e, al tempo stesso, riflettere su qualcos’altro, dal momento che sono chiamate in causa le stesse aree cerebrali. Se stiamo guardando una foto, per esempio, la nostra corteccia visiva riceve informazioni per elaborare ciò che stiamo osservando. Allo stesso tempo, però, la stessa corteccia è responsabile della creazione di immagini mentali proprie per permetterci di immaginare scenari futuri o inesistenti. Se tentiamo di fare le due cose contemporaneamente, immaginare e osservare, ecco che si verifica un conflitto celebrale e la nostra mente va in sovraccarico.

Sovraccarico acuto e sovraccarico cronico

Esistono due tipi di carico mentale. Quello acuto, di cui abbiamo parlato precedentemente, consiste nell’accumulo, nello stesso momento di troppi compiti da svolgere. Quello cronico, invece, consiste nel tentativo di ricordare di dover compiere più mansioni in un futuro prossimo. La conseguenza di questo secondo sovraccarico è la sensazione di impotenza difronte al dover riuscire a far tutto.

Per combattere questi carichi mentali, utilizziamo spesso la cosiddetta memoria prospettica, quel “cassetto” in cui mettiamo le cose da fare nel futuro. Il problema, nuovamente, è che quel cassetto non è senza fondo e se riempito troppo rischia di non poter più essere d’aiuto.

Cosa fare per liberarsi dal peso del multitasking?

Per evitare di sentirsi sopraffatti dall’incapacità di svolgere più mansioni insieme, esistono una serie di accorgimenti da mettere in pratica.

Sguardo complessivo

Innanzitutto è necessario avere sempre sotto controllo la totalità delle attività che riempiono la nostra testa. Questo non significa che dobbiamo dedicare la stessa attenzione a tutte, anche perché sarebbe impossibile, ma mantenere uno sguardo generale su ciò che sta succedendo. In questo modo avremo la sensazioni di mantenere tutto sotto controllo.

Automatizzare e anticipare

In secondo luogo è necessario appoggiarsi a processi automatizzati per risolvere situazioni comuni. Le abitudini e l’esperienza ci aiutano in questo: quando ci troviamo ad affrontare compiti che conosciamo, mettiamo in pratica schemi pre-impostati. Questo ci permette di dedicare più attenzione ad altro, come, per esempio, anticipare le situazioni di rischio che si possono presentare.

Una “to do list” intelligente

Infine, ciò che più conta, è necessario abituarsi a utilizzare delle liste per ricordare ciò che dobbiamo fare. Esse, ovviamente, non possono essere mentali, ma devono essere scritte da qualche parte. Inoltre è importante che ogni compito complesso sia spacchettato in più compiti semplici da compiere, per i quali sappiamo con anticipo come muoverci, in modo che non ci possano spiazzare. Scrivere poche cose e generiche non è d’aiuto, anzi genera solo altre domande.